venerdì 26 febbraio 2010

TEX!

In edicola dal 25 febbraio la ristampa a colori n. 161 di Tex, pubblicata da La Repubblica/L'espresso. Contiene la seconda parte della storia scritta da Decio Canzio per i disegni di Fernando Fusco, e la prima parte della storia scritta dal sottoscritto per i disegni di Jesus Blasco. La storia fu pubblicata in due puntate, nei mesi di maggio e giugno 1994, coi rispettivi titoli di Bande rivali e Il seme dell'odio. Ah, quanti ricordi...

martedì 23 febbraio 2010

STAN LAUREL



Sul Fatto Quotidiano di oggi Giovanna Gabrielli ricorda che il 23 febbraio del 1965 scompariva Stan Laurel, per noi Stanlio, amico inseparabile di Oliver Hardy/Ollio. Molti anni fa, travolto dall'entusiasmo dopo la lettura della biografia di Laurel e Hardy scritta da Simon Louvish, scrissi un fluviale articolo sulla celebre coppia. L'articolo è ancora sul mio sito personale, a questa pagina.

UNA QUESTIONE DI FIATO


Il pezzo di carta che vedete qua sopra per me è un piccolo cimelio. Me lo consegnò Claudio Nizzi nel 1993 o giù di lì, quando mi fu chiesto di scrivere Tex, per evitare che proponessi idee già sfruttate nelle storie in lavorazione. Se contate le sceneggiature in mano a Nizzi, noterete che erano ben tredici. Stava lavorando a quel ritmo pauroso da anni. E lo avrebbe fatto per molti anni ancora.

Io non sono mai riuscito a scrivere più di cinque–sei storie contemporaneamente, e a patto che almeno un paio fossero in mano a disegnatori lenti. E da almeno dieci anni scrivo due, massimo tre storie per volta (Caravan, comunque, è stata scritta un episodio alla volta e in ordine cronologico, tranne che in un caso: il numero 8 è stato scritto contemporaneamente al numero 12).

Non ho mai praticato sport, salvo per un paio d’anni, ma dopo tanto tempo ho maturato la convinzione che scrivere narrativa per professione abbia molto in comune con lo sport. E’ essenzialmente una questione di (auto)disciplina. Impari ad amministrare le tue energie, e lo fai imparando prima di tutto a valutare il tuo fisico. In questo modo sai cosa puoi chiedergli. Se corri troppo, rischi di non finire nemmeno la gara.

Naturalmente, nel nostro lavoro esiste spesso – direi che esiste “fisiologicamente” – la necessità di correre. Certo, può succedere che “i ritardi si dimenticano, le schifezze restano”, come ammonisce Tito Faraci. Ma questo è il prezzo che ci tocca pagare (e ahimé, far pagare ai lettori). Quelle 94 pagine vanno riempite ogni mese, costi quello che costi. Se la cosa vi turba, quello dello scrittore popolare non è un lavoro per voi. Sceglietevene un altro, possibilmente redditizio, e nei ritagli di tempo libero potrete realizzare una graphic novel di Alto Livello Qualitativo.

Quando qualcuno mi chiede di valutare l’opera prima di un giovane sceneggiatore evito di dare giudizi e dico che non è mai la prima sceneggiatura che conta. È la quinta. O la sesta, fate voi. È quella che vi permette di capire quanto fiato ha l’atleta. Insomma, se è in grado di praticare questo sport. E non di vincere, badate bene, ma semplicemente di gareggiare.

Perché, proprio come nello sport, scrivere non ti darà mai la garanzia di un buon risultato. Puoi esserti allenato, puoi sentirti in forma, puoi giocare in casa e avere il vento dalla tua parte. A volte si vince, a volte si pareggia, a volte si perde. Non esistono certezze, non esiste la sicurezza del centro–classifica. A ogni nuova storia si ricomincia da capo, e la prossima partita sarà sempre tutta da giocare.

domenica 21 febbraio 2010

SE SEMO INVECCHIATI, CARLE'


Consiglio a tutti il bellissimo, ironico, folgorante articolo di Carlo Verdone pubblicato sul Fatto Quotidiano. Quanto dice Verdone può essere applicato anche agli autori di fumetti. Che non sono certo dei divi, ma possono magari definirsi, come direbbe Fabio Visca, “famosetti”.

Dovete sapere che il mio amico Stefano Casini, quando rievoca le Lucche degli anni ottanta, dice: “Eravamo contenti semplicemente di respirare la stessa aria che respirava Hugo Pratt”. Ma la decadenza fin de (vingtième) siècle ha colpito anche il nostro settore. E internet (“dannato www, che ti porta dappertutto”) ha accorciato le distanze.

Ricevo un discreto numero di e–mail da lettori e aspiranti sceneggiatori. Non tutte sono educate. C’è chi non si spreca a scrivere il subject. C’è chi non ti ritiene degno nemmeno di sapere il suo nome, e si firma con il nickname. C’è chi ti intasa la casella con una paccata di allegati del peso di diversi mega. E non sono nemmeno tavole, sono pin–up perfettamente inutili ai fini di una valutazione. C’è chi ti manda i racconti (“tanto sono brevi”).

Qualche anno fa ricevetti un paio di e–mail sgarbatissime da un aspirante sceneggiatore. Facendo una ricerca con Google scoprii che era un autore di racconti, pubblicati su non so quale sito. Andai a leggerli. I “racconti” erano in realtà fantasie (almeno, spero che lo fossero) pornografiche infarcite di violenza. Quella fu l’unica volta che una lettera mi fece realmente preoccupare. Gli risposi bonariamente, e per fortuna non ebbi più sue notizie.

Un caso limite, certo. Perché la maleducazione, nel novantanove per cento dei casi, è semplice maleducazione.

Ma è figlia dell’atteggiamento descritto da Verdone, della caduta di qualsiasi considerazione per l’artista (quale che sia: attore, regista, cantante, scrittore) e per la sua attività.

sabato 13 febbraio 2010

DI ARTISTI E DIPENDENZA

Ho visto l’ago e il danno procurato
una piccola parte di esso in chiunque
ma ogni tossico è come un sole che tramonta.

Neil Young, The Needle and the Damage Done

Ho visto un sacco di tizi che pensavano di essere fichi
e dopo mi son sembrati solo un sacco di cretini,
spero che sentiate quel che dico, mio Dio,
perché anche voi avrete l’occasione di provarla prima o poi.
Non fate cazzate con l’ago e il cucchiaio,
o con qualche “viaggio” verso la luna.
Vi trascinerà via.

Lynyrd Skynyrd, The Needle and the Spoon

E dài, suor Morfina, farai meglio a farmi il letto,
perché tu sai e io so che al mattino sarò morto,
e tu potrai sedere qua accanto e guardare
le bianche lenzuola macchiate di rosso.

Rolling Stones & Marianne Faithfull, Sister Morphine

Il piano ha bevuto
e gli sgabelli del bar stanno andando a fuoco
e tutti i quotidiani scherzavano
e i portacenere sono andati in pensione
e io ho la sensazione
che il piano ha bevuto,
è giusto un’idea che mi è venuta,
il piano ha bevuto e vomiterà il suo pranzo,
è il piano che ha bevuto, non io.
Il piano ha bevuto, e non io.

Tom Waits, The Piano Has Been Drinking

Quando la giornata è finita ma tu vuoi correre ancora: cocaina.
Se hai brutte notizie, e vuoi cacciare il malumore: cocaina.
Lei non mente, non mente, non mente. Cocaina.

Eric Clapton, Cocaine

Più la stringevo, più l’amavo,
Nancy mi aveva stregato,
tutto ciò che conoscevo era la dolce Nancy,
e quel che mi serviva neppure lo vedevo.
Whiskey, Whiskey, Nancy Whiskey,
Whiskey, Whiskey, Nancy–oh.

Shane MacGowan, Nancy Whiskey

Eroina, che sia la mia morte,
eroina, è mia moglie e la mia vita
perché c’è un condotto che dalla mia vena
porta al centro della mia testa
e dopo è anche meglio della morte.

Lou Reed, Heroin

Ho cominciato con il Burgundy
ma presto sono passato a roba più forte
e tutti dicevano che mi sarebbero stati appresso
quando il gioco si fosse fatto duro.
Ma alla fine il fesso ero io
non c’era nessuno a scoprire il mio bluff.
Me ne torno a New York,
credo proprio di averne avuto abbastanza.

Bob Dylan, Just Like Tom Thumb’s Blues

Poi per due anni non ho quasi fatto altro
non ho suonato, non ho fatto l'amore
tiravo il tempo da un buco all'altro
in giro a sbattermi o in casa a dormire
Ma una mattina mi son chiesto:
"come andrà a finire?
Andare avanti, finire in galera,
magari anche morire.

Eugenio Finardi, Scimmia

E poi…

Vivo sulla lama, mi com/muovo nei bassifondi, parlo coi ricercati dallo Stato, brigo, mi procuro e dilapido milioni, poi, rischio, mi struggo, mi umilio, mi arrendo, poi mi faccio e tutto torna bello, più splendente di prima! L’alternativa è la birreria, il lavoro, il risparmio, il normale sfaldarsi del corpo, lo studio, l’amore [e la sua?] ricerca, lo scemo naturale, il simpatico, l’antipatica, due più due fa quattro, sveglia alle otto, viaggi, incidenti in pullman, Milano, cene d’affari, e non valgono quei personaggi più di quell’altri, mutuati della felicità. Palle anche lì, palle peggio di qua. Vuoi mettere risorgere, risorgere, risorgere, risorgere…

Andrea Pazienza, Gli ultimi giorni di Pompeo

domenica 7 febbraio 2010

DEDICATO A MORGAN?



Ho bisogno di qualcuno,
una persona a cui parlare
qualcuno che mi importerebbe di amare
magari sei tu? Magari sei tu?
Le cose si complicano, vado nel panico,
non sono all'altezza,
è proprio un'abitudine,
"ehi, ragazzo, sei malato",
beh, tesoro, è così.

Potete anche andarvene tutti a quel paese,
dietro di me vedo che mi fissano,
mi faranno male di brutto, ma me ne fregherò,
mi faranno male di brutto,
lo fanno di continuo, sì, sì, lo fanno di continuo...

"Spero tu sappia che questo
finirà nella tua scheda e ci resterà"
Ah, sì? Beh, non ti agitare così,
per caso ho detto che sono impressionato?

Ne mando giù una, una, una perché mi hai lasciato,
e due, due, due per la mia famiglia,
e tre, tre, tre per il mio mal d'amore,
e quattro, quattro, quattro per l'emicrania,
e cinque, cinque, cinque per la mia solitudine,
e sei, sei, sei per la mia tristezza,
e sette, sette per n-n-nessun domani,
e otto, otto, ho scordato perché otto,
e nove, nove, nove per un dio perduto,
e dieci, dieci, dieci, dieci per tutto, tutto, tutto, tutto...

Potete anche andarvene tutti a quel paese,
dietro di me vedo che mi fissano,
mi faranno male di brutto, ma me ne fregherò,
mi faranno male di brutto,
lo fanno di continuo, sì, sì, lo fanno di continuo...


Violent Femmes, Kiss Off