martedì 5 maggio 2009

EENY MEENY MINY MOE...

Fare la conta può essere un modo per scegliere i disegnatori di una serie? O semplicemente si scelgono i più bravi sulla piazza? Nella pratica quotidiana la risposta si trova in un punto, non necessariamente equidistante e stabile, tra questi due estremi.

Confesso che mentre preparavo Caravan mi sono trastullato con l’idea di osare l’inosabile e scegliere dodici disegnatori con stili diversi tra di loro come il giorno dalla notte. Se conoscete una qualsiasi serie americana (un esempio a caso: Hellblazer) capirete cosa intendo.

Non ci ho messo molto a rendermi conto che sarebbe stata una scelta assurda per una serie di taglio realistico, basata sui personaggi (o character–driven, come dicono gli americani) e strettamente “in continuity”. John Constantine può cambiare faccia di albo in albo; i lettori americani lo accettano tranquillamente. Per quanto mi riguarda, avere un Massimo Donati con le orecchie a sventola nel primo albo e col naso da pugile nel secondo avrebbe disturbato me come i lettori.

Le caratteristiche della serie, comunque, richiedevano uno stile realistico/tradizionale. E questo ci ha consentito di affidare il primo albo a una guest star del calibro di Roberto De Angelis, che è una garanzia. Roberto non è solo un “bravo disegnatore” nel comune senso del termine (beh, “bravo” forse è riduttivo), ma ha un segno dinamico e immediato che mette d’accordo tutti.

Il secondo passo è stato cercare chi poteva avere i requisiti richiesti tra i disegnatori liberi in quel momento (o che si sarebbero trovati liberi a breve scadenza). E questo è stato facile.

Il terzo passo è stato il più difficile: cercare disegnatori al di fuori della casa editrice. Mossa quantomai rischiosa e complicata. Dar lavoro ai giovani è cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di incognite. Ti trovi davanti un ragazzo simpatico, con un portfolio che trabocca di disegni e di speranze. Ovviamente vorresti aiutarlo. E sei mesi dopo ti trovi infognato con disegni impubblicabili e una vagonata di dialoghi da ritoccare per adattarli ai disegni.

Come si fa a valutare un disegnatore “esterno”? Gli facciamo realizzare quattro–cinque tavole di prova. Se sono soddisfacenti, bene. Se non lo sono, grazie e arrivederci. Ora, qui c’è un problema: Avete presente Gil Grissom quando dice che “le prove non mentono”? Ecco, non è vero: nel nostro caso le prove possono mentire, eccome. Abbiamo visto disegnatori realizzare ottime tavole di prova e poi “afflosciarsi” man mano che procedevano con la storia, perché la lunghezza (94 tavole sono tante) li stroncava. Oppure, arrivati a metà storia, si può scoprire che il disegnatore a suo agio nel rappresentare cavalli e praterie non riesce a disegnare un’automobile nemmeno ricalcandola. O che il ragazzo, per carità, per essere bravo è bravo, ma è lento come una lumaca in salita e rischia di consegnare tavola 94 nel 2018.

Insomma: nel nostro lavoro, le prove – specie quelle degli absolute beginners – provano poco. L’unica prova vera del valore di un disegnatore è il lavoro già pubblicato.

Ecco perché per Caravan abbiamo cercato una sorta di mediazione, affiancando a navigati professionisti autori giovani sì, ma non esordienti assoluti. Siamo soddisfatti del risultato ma, come sempre, ai lettori l’ultima parola.

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